Pubblicazioni

QUALE DEMOCRAZIA PER LA PACE?

Il nodo Tunisia

Ia cura di Lucia Dalla Pellegrina e Caterina Roggero
l testo è una raccolta di scritti sulla complessa relazione tra democrazia e pace, con particolare attenzione per la Tunisia post-Primavera araba. Gli autori e le autrici analizzano i processi di transizione democratica nel paese, evidenziando le principali sfide e le criticità incontrate. Si discute anche del ruolo delle Costituzioni e delle fasi costituenti nella formazione delle democrazie, oltre all’analisi dell’economia tunisina e delle tensioni sociali. Il volume include un’intervista al Quartetto del Dialogo Nazionale tunisino, premio Nobel per la Pace 2015, che fornisce un’importante testimonianza del processo transitorio in corso in Tunisia. Il testo si rivolge a studenti, docenti e professionisti interessati ai temi della democrazia, della pace e delle transizioni post-regimi autoritari, presentando contributi originali al dibattito scientifico, offrendo un approfondimento interdisciplinare focalizzato sulla realtà tunisina e un’analisi dettagliata dei travagliati processi di transizione verso la democrazia.

WOMEN AND PEACE

The Role of Women and Women’s. Civil Society Organizations in Peace Processes

Women have traditionally been portrayed as extraneous to armed conflicts and peace building processes, due to their passive nature and believed lack of agency. Conversely, the book advocates for quite the opposite. Collecting contributions about Countries featuring extremely diverse legal contexts and past histories, the book wishes to prove that  women might have a key role in peace processes.

Moreover, describing how women may take an active part in peace building process and in armed conflicts, even directly or indirectly perpetrating war crimes themselves, the book advocates for a critical approach, which rejects one way interpretations and gender stereotypes.
By way of examining emblematic cases on a global and country-specific approach, the book, therefore, offers insights on the status of women in international political affairs and on the concrete realization and ongoing challenges of the United Nations Security Council’s Resolution No. 1325 of 2000 on Women, Peace and Security (WPS).
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Marilisa D’Amico is Professor of Constitutional Law at the University of Milan, Department of Italian and Supranational Public Law, Vice-Rector for Legality, Transparency and Equality of Rights at the University of Milan. She teaches Constitutional Law, Constitutional Justice, and Women’s Rights in the Constitutional State at the Department of Italian and Supranational Public Law, at the University of Milan. She is in charge of the Presidency of the inter-University Center “Culture di Genere”, Scientific Coordinator of the Center “Migrazioni e Diritti umani”, and of the Course of Specialization on gender-based violence and on public methods for promoting gender equality.

Tania Groppi is Professor of Public Law at the University of Siena, where she also teaches Comparative Law and Gender Equality Law. She directed national and international research projects on constitutional justice, constitutional democracy, dialogue between courts.

Costanza Nardocci, PhD, is Professor in Constitutional Law, Department of Italian and Supranational Public Law, University of Milan, Italy. She teaches “Gender Justice”, “Women in Tech: New Frontiers of Gender-Related Rights and Artificial Intelligence”, “Public constitutional Law”, and “Human rights and Climate change”.

Violare gli spazi

Militarizzazione in tempo di pace e resistenza locale
Aide Esu, Ombre corte / Culture

Sole, spiagge, mare e natura selvaggia è l’iconografia turistica della Sardegna, una narrazione che stride con la realtà della militarizzazione del suo territorio. Dalla fine degli anni Cinquanta l’isola è un hub strategico per i test sulle armi e per l’addestramento delle forze armate italiane e della Nato. Il suo destino militare l’accomuna ad altre isole, dal Mediterraneo al Pacifico, anch’esse assoggettate a opacità istituzionali e a forme di estrattivismo, dipendenza ed esclusione, ma anche produttrici di cicliche forme di resistenza e nuove soggettività.

Le dinamiche decisionali interstatali, l’uso di dispositivi discorsivi per la costruzione del consenso fondato sulla contrapposizione modernità-arretratezza, le conseguenze delle attività addestrative e sperimentali sull’ambiente e sulla salute, l’emergere del rischio nella sfera pubblica locale contrapposta alla minimizzazione del rischio da parte delle istituzioni, le forme di resistenza locali sono i diversi piani della militarizzazione presi in esame dal testo. Queste letture contribuiscono a svelare le ambiguità, i dinieghi e i mancati riconoscimenti del diritto alla salute e alla tutela ambientale originati dalla militarizzazione in tempo di pace. Mostrano, inoltre, come gli intrecci dei dispositivi giuridici, degli esiti tecnico-politici e delle relazioni interstatali siano riconducibili, in materia militare, a una compromessa sovranità italiana.

AIDE ESU insegna sociologia all’Università di Cagliari, si è formata in Francia e negli Stati
Uniti, è stata Fulbright Distinguished Chair all’Università di Pittsburgh. Ha scritto articoli
scientifici e contributi in volume sulla militarizzazione della Sardegna e su memoria, naturalizzazione della violenza e intrattabilità del conflitto tra Israele e Palestina

Theorising, Writing and Practising Peace in the Arab Region

Fernanda Fischione, Arturo Monaco (eds.). Be Like Adam’s Son. Equinox: Sheffield 2024

I dodici capitoli raccolti nel volume offrono una lettura critica del tema della pace nella regione araba, attraversandone la letteratura, il pensiero filosofico e teologico cristiano e islamico e le pratiche di mediazione interculturale e interreligiosa, tanto istituzionali quanto grassroots.

Il volume si compone di tre parti. Attraverso i capitoli di Paola Pizzi e Pietro Menghini, la prima parte, intitolata “Theorising Peace and Nonviolence”, esplora il contributo dato da importanti intellettuali come Wahbah al-Zuḥaylī, Sayyid Quṭb e Ǧawdat Saʿīd all’interpretazione del concetto di jihad e all’elaborazione di una teoria coranica della nonviolenza.

La seconda parte, “From Literature of War to Literature of Reconciliation”, si occupa della produzione letteraria araba, con particolare attenzione all’Iraq e al Marocco. I quattro capitoli sulla letteratura irachena considerano i temi del pluralismo e della coesistenza pacifica alla luce del perdurare della condizione di guerra. Evidenziando la complessità del campo letterario iracheno interno e diasporico, gli autori Ronen Zeidel, Elvira Diana, Antonio Pacifico e Annamaria Bianco trattano rispettivamente della memoria della guerra Iran-Iraq (1980-1988) nella letteratura irachena, della figura dell’accademica Ḥayāt Šarārah (1935-1997), della trilogia di ʿAbdullāh Ṣaḫī su Thawra City (2008-2017) e del romanzo ʿĀzif al-ġuyūm (2016) di ‘Alī Badr. I due capitoli dedicati al Marocco, invece, si concentrano su due casi studio della letteratura scaturita dal processo di riconciliazione avvenuto nel Paese dall’inizio del nuovo millennio – la trilogia di Youssef Fadel sulla storia recente del Marocco (2011-2016) e il romanzo Banāt al-ṣubbār (2018) di Karīmah Aḥdād –, facendo luce su come i processi istituzionali di pacificazione interna abbiano influenzato anche il campo letterario del paese nordafricano.

La terza parte, “Practices of Mediation”, prende in considerazione le pratiche di mediazione nella loro accezione più ampia. I quattro capitoli che compongono quest’ultima sezione – scritti da Daniela Potenza, Federico Stella, Paolo Maggiolini e Odetta Pizzingrilli – trattano rispettivamente delle strategie di prevenzione dei conflitti descritte nel ciclo epica della Sīrat al-Zīr Sālim al-Muhalhil; del dialogo interreligioso e interculturale nel periodo premoderno, esemplificato dalla corrispondenza tra uno schiavo musulmano e un gesuita convertitosi dall’Islam al Cristianesimo nella Malta del 17° secolo; delle pratiche di mediazione e decolonialità portate avanti dalla Chiesa cattolica nella Palestina della prima Intifada, soprattutto attraverso l’impegno della Justice and Peace Commission e di Michel Sabbah, primo arabo a essere stato nominato patriarca latino di Gerusalemme; e del ruolo che organizzazioni “dal basso” come la giordana Rafedìn hanno nel contribuire a creare una società più equa e pacifica.

Spazi di guerra, spazi di pace

a cura di Angelo Turco e Marco Maggioli  (2023 – Mimesis Edizioni)

Oggi si può interrogare con qualche profitto l’antica idea di “guerra giusta”? Dopo che per secoli è stata scandagliata nelle sue plurime declinazioni – “guerra santa”, ”guerra preventiva”, “guerra umanitaria”, per ricordare solo le più note e le più recenti –, si può, si deve. Si può a partire dalle rivisitazioni stimolanti – anche se talora divisive – di un filosofo della politica come Michael Walzer. Si deve, se a mettere in atto questo nuovo scandaglio sono i geografi, cioè coloro che esplorano, oltre al contenuto fisico e materiale della territorialità, anche il suo contenuto morale e simbolico. E ciò in un momento in cui la guerra russo-ucraina chiama in causa con forza crescente proprio le dimensioni territoriali della politica, rubricandole a volte un po’ troppo sbrigativamente come “geopolitica”. Alcuni dei più noti studiosi italiani di geografia politica, misurandosi con qualche voce filosofica critica, affrontano i nodi di un dibattito pubblico che, ricondotto alla sua ragione scientifica, è necessario non solo per “capire la guerra”, ma per porvi fine, in modo durevole, il più rapidamente possibile.

Sconfinamenti. Confronti, analisi, ricerche sulle “seconde generazioni”

a cura di Thomas Casadei, Leonardo Pierini e Benedetta Rossi. (Giappichelli, 2023)

Il volume raccoglie, oltre ai contributi di Barbara G. Bello, Lorenzo Bertucelli e Antonio Canovi, Abdelhakim Bouchraa, Andrea Caira, Yodit Estifanos Afewerki, Elena Maraviglia, Riccardo Preda e Giulia Zitelli Conti, Giuseppe Grimaldi e Selenia Marabello, Federico Oliveri, Leonardo Pierini, Rosaria Pirosa, Benedetta Rossi, Daniele Valisena, anche un contributo di Claudio Baraldi (scritto insieme a Sara Amadasi) e di Thomas Casadei, referenti di RUniPace per l’Università di Modena e Reggio Emilia – Unimore.

Il progetto che sta alla base dell’opera ha reso possibile una riflessione sul tema dei giovani con background migratorio. In particolare, l’adozione del triplice punto di vista – comprensivo della voce diretta dei figli e delle figlie di immigrati in Italia, dell’analisi della prospettiva giuridica e giusfilosofica riguardante questi ultimi e della ricostruzione geo-storica e antropo-sociologica delle relative linee di evoluzione – fornisce una visione a largo spettro sulla realtà delle cosiddette “seconde generazioni” nonché di provare a suggerire risposte a sogni e bisogni di giovani che sono parte essenziale del tessuto sociale italiano.
All’interno del più ampio campo degli studi sulle migrazioni, il tema dei giovani con background migratorio, ovverosia figli e figlie di persone migranti, rappresenta un oggetto di studio innovativo e di sicuro interesse nel panorama nazionale e internazionale.

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Link sito Giappichelli: https://www.giappichelli.it/sconfinamenti-9791221102468

Indice del volume: https://www.giappichelli.it/media/catalog/product/summary/9791221102468.pdf

TRACCE. Storia dei Migranti in Campania dal 1970 al 2020 (IOD, 2023)

di Francesco Dandolo

Lunedì 26 giugno, presso la Sala Conferenze di Palazzo San Domenico, alle 16,30, Unisannio e RUNI-PACE, la Rete delle Università italiane per la Pace -promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane -, a partire dal libro di Francesco Dandolo, TRACCE. Storia dei Migranti in Campania dal 1970 al 2020 (IOD, 2023), affronteranno il grande tema delle migrazioni.

Lo studio scientifico delle migrazioni rappresenta un tema cruciale per immaginare la polis del domani e coinvolge diversi orientamenti analitici e ambiti disciplinari. Tra i numerosi aspetti che mettono in relazione migrazioni e pace positiva vi sono: l’integrazione e i dibattiti sul multiculturalismo e sull’interculturalismo; l’inclusione socio-spaziale degli immigrati nella costruzione di città inclusive; le trascurate migrazioni Sud-Sud, importanti in tutto il mondo; la questione dei rifugiati, in cui vanno inclusi gli sfollati interni.

L’Università del Sannio, che da tempo ha sposato la mission di RUniPace,  è impegnata  a promuovere – all’interno e all’esterno della comunità universitaria – la riflessione sulla responsabilità sociale di tutte le discipline e l’attenzione alla costruzione e al consolidamento della pace con mezzi pacifici come vocazione costitutiva dell’Accademia e come perno delle attività di ricerca, didattica, formazione e terza missione, favorendo l’educazione alla pace, alla nonviolenza, alla non discriminazione e al dialogo.

Apriranno il dibattito sul tema il Rettore Gerardo Canfora, la coordinatrice di RUniPace, Enza Pellecchia, il Direttore del Dipartimento DEMM, Gaetano Natullo  e il Sindaco di Benevento Clemente Mastella.

Interverranno sul volume di Francesco Dandolo, i professori Vittoria Ferrandino e Francesco Di Donato, la volontaria della Comunità di Sant’Egidio Mercede Sabatini, e lo studente unisannio, già laureato alla triennale di Scienze, Yankuba Darboe.

Modererà l’incontro Rossella Del Prete, referente unisannio per RUniPace. Le conclusioni sono affidate al prorettore unisannio, Giuseppe Marotta.

Sarà presente l’Autore, Francesco Dandolo, che è professore ordinario di Storia economica al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II, dove è delegato del Rettore per la gestione delle problematiche connesse ai migranti e ai rifugiati

Dai droni alle armi autonome. Lasciare l'Apocalisse alle macchine?

a cura di Francesca Farruggia, prefazione di Giorgio Parisi, Synopsis

Il volume affronta la questione delle armi semi-autonome (droni) e autonome (i cosiddetti robot-killer). Numerosi miti ed episodi storici alludono alla possibilità di affidare in tutto o in parte le attività di combattimento alle macchine: anticipazioni simboliche dell’Intelligenza Artificiale che, applicata alla guerra, sta ispirando la ricerca, lo sviluppo e la futura operatività delle armi letali autonome (LAWS). Protagoniste del processo sono le principali potenze mondiali: Stati Uniti, Cina, Russia e alcuni Stati europei. A questo gruppo di testa potrebbero unirsi vari Paesi in via di industrializzazione, efficienti fornitori di droni, come la Turchia e l’Iran, nel conflitto russo-ucraino. Anche attori non statali, come alcune formazioni terroristiche e criminali, hanno già iniziato a utilizzare velivoli senza pilota. In alternativa all’incombente proliferazione di macchine che sfuggono al controllo umano, due sono le possibili soluzioni. La prima è rappresentata dalla società civile, nella duplice articolazione delle prese di posizione della comunità scientifica internazionale e della mobilitazione dell’opinione pubblica; la seconda dagli accordi internazionali per il controllo delle armi semi autonome e per la prevenzione e il divieto delle armi letali autonome.

Scritti di: Fabrizio Battistelli, Sofia Bertieri, Francesca Farruggia, Barbara Gallo, Adriano Iaria, Diego Latella, Michael Malinconi, Giorgio Parisi, Juan Carlos Rossi, Maurizio Simoncelli, Gian Piero Siroli, Guglielmo Tamburrini.

Il servizio civile universale: giovani, cittadinanza e pace

Position Paper 2022 – Gruppo di Lavoro sul Goal 16

Questo documento è stato realizzato nell’ambito delle iniziative del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”, coordinato da Filippo Salone e Diva. Ricevuto e in collaborazione con la Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (CNESC) e la supervisione del Professore e Avvocato Pierluigi Consorti, ordinario all’Università di Pisa presso il Dipartimento di giurisprudenza. Le referenti del Gruppo di lavoro Goal 16 che hanno seguito per ASviS la realizzazione del Position Paper sono Ottavia Ortolani ed Elisa Capobianco.

La Costituzione non odia.
Conoscere, prevenire e contrastare l’hate speech on line

M. D’Amico, C. Siccardi (a cura di)
Giappichelli, Torino, 2021. ISBN 978-88-921-3854-4

Il volume affronta il tema dell’odio on line muovendo dalla tesi “la Costituzione non odia”. La Costituzione, nata con l’intento di reagire ad un drammatico passato di violenza e discriminazione, come dimostra l’attenzione prestata dai Costituenti all’elaborazione degli artt. 2 e 3 Cost., non può in alcun modo legittimare l’odio. È, quindi, nel principio di uguaglianza e nella tutela dei diritti inviolabili dell’uomo che devono essere rintracciati i limiti alla libertà di manifestazione del pensiero, di cui all’art. 21 Cost.

Il volume è diviso in quattro sezioni.

La prima sezione, dopo aver riportato i dati del progetto la Mappa dell’Intolleranza di Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti, è dedicata ai principi costituzionali e sovranazionali che vengono in rilievo (Sez. I), e apre la strada alle altre sezioni dedicate al linguaggio dell’odio come forma di discriminazione (Sezione II); al contesto normativo italiano (Sezione III); alle possibili modalità di intervento per contrastare l’odio, sia legislative (Sezione IV), sia psicologiche/comunicative (Sezione V).

Il libro unisce le esperienze “sul campo” dei componenti dell’associazione Vox-Osservatorio italiano sui diritti e l’approfondimento scientifico degli studiosi del Dipartimento di Diritto pubblico italiano e sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano. È dedicato alla memoria di Nedo Fiano che, sopravvissuto all’odio più barbaro, si è impegnato tutta la vita per combatterlo in nome dei valori della nostra Costituzione Repubblicana.

I Diritti costituzionali dei migranti in viaggio Sulle rotte del mediterraneo

Cecilia Siccardi
Editoriale Scientifica, Napoli, 2021, pp. 1-437. ISBN 979-12-5976-078-4

Il volume analizza le problematiche costituzionali delle migrazioni via mare nel Mediterraneo.
Nonostante i flussi migratori nel Canale di Sicilia rappresentino solo una minima parte dell’immigrazione verso il nostro Paese, essi mettono in luce uno dei paradossi più evidenti del diritto positivo attuale: all’affermazione da parte della Costituzione italiana del diritto d’asilo, all’art. 10, comma 3, non corrisponde alcuno strumento volto a consentire ai richiedenti asilo di raggiungere in modo regolare e sicuro le nostre frontiere.
Per tale ragione, i migranti che intendono richiedere protezione sono costretti a compiere lunghi viaggi, rischiando la vita nelle acque del Mediterraneo.
Ogni capitolo del volume affronta le “tappe” di questo viaggio: la partenza in condizioni di clandestinità e i campi in Libia (cap. I); la traversata del Mediterraneo e il drammatico fenomeno del mancato recupero dei corpi dei migranti scomparsi durante i naufragi (Cap. II); i respingimenti in mare e le chiusure dei porti (Cap. III); le procedure cui sono sottoposti i migranti giunti sulle coste italiane, negli hotspot o sulle navi “quarantena” (Cap. IV), il sistema di accoglienza (Cap. V); ed infine, il riconoscimento della protezione internazionale (Cap. VI).
Dall’analisi emergono non solo profonde criticità in relazione alla tutela dei diritti umani, ma anche alcune proposte concrete, partendo dai principi sanciti dalla nostra Costituzione.

La finanza etica e sostenibile in Europa

Elisa Giuliani – Mauro Meggiolaro
con la collaborazione di Leone Di Stefano – Alba Crespo Rubio
Prefazione di Marco Piccolo

Con la realizzazione di questo 4° Rapporto sulla finanza etica in Europa si conferma l’impegno assunto anni fa dalla nostra Fondazione di monitorare sia l’evolversi della finanza etica in questo continente, sia di come la sua azione, seppur all’interno di una pluralità di esperienze, stia contribuendo a un cambiamento della cultura finanziaria “mainstream”.

Il nucleare. Una questione scientifica e filosofica dal 1945 a oggi. - Nuclear Power. A scientific and philosophical issue from 1945 to today

a cura di Orietta Ombrosi
Mimesis

“Dopo” i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, in cui l’utilizzo della bomba a fissione nucleare fu intenzionalmente distruttivo, il panorama storico, politico, sociale e culturale è radicalmente, ovvero epocalmente, cambiato.

Ma un filo rosso lega il dopoguerra all’oggi: una matrice comune di inquietudine e un simile asse interrogativo sembrano rinascere. Che cosa si deve pensare della catastrofe nucleare “dopo” Hiroshima e Nagasaki? Che cosa resta di quella che dai contemporanei fu definita un’“apocalissi”? Inoltre, che dire dell’utilizzo civile del nucleare? Cosa rimane di Chernobyl e del “dopo” Chernobyl, di quell’incidente del 1986 che oramai è quasi solo un ricordo sinistro? Come comprendere il disastro di Fukushima del 2011, ancora più problematico perché sviluppatosi in una centrale nucleare ma generato da due catastrofi naturali, un terremoto e uno tsunami ?

Tali nomi e luoghi, legati in modo esplicito o implicito al “nucleare”, sono da intendersi come dei momenti storici essenziali in cui i confini tra uomo e natura, tra natura e tecnica, tra ricerca e responsabilità, sono messi a nudo e di fronte ai quali gli uomini, e gli intellettuali in primis, sono chiamati a ripensare radicalmente, differentemente, i loro contenuti e confini. Questo è dunque l’obiettivo del libro qui presentato: tentare di dare “intelligibilità” a quella materia incandescente, così come alle incongruenze, alle aporie e perfino ai limiti delle catastrofi stigmatizzate, direttamente o indirettamente, dal “nucleare”.

Incontro di Civiltà

a cura di Francesco Valerio Tommasi – Rubbettino
Eventi recenti hanno riportato alla ribalta un problema familiare alla storia europea: la religione come strumento di violenza.

Alla apparente crisi del paradigma della secolarizzazione, con il ritorno sulla sfera pubblica di fedi e culti, si accompagnano radicamenti di identità, atteggiamenti di chiusura, o persino azioni offensive. La prospettiva del cosiddetto “scontro di civiltà” è inevitabile? Si tratta di una questione evidentemente urgente, ma altrettanto complessa.

Molteplici sono le prospettive da considerare: come rintracciare i presupposti teorici polemogeni nelle credenze? È possibile scardinarli senza intaccare il contenuto delle singole convinzioni e pratiche? Le idee di verità assoluta e di rivelazione divina sono intrinsecamente violente? Perché i conflitti prendono vesti religiose? Quali azioni concrete sono praticabili per sperare di promuovere sviluppo e convivenza pacifica?

A queste domande sono chiamati qui a rispondere giovani provenienti da molti Paesi europei e di diversa appartenenza religiosa, impegnati nella ricerca accademica o direttamente sul campo, in associazioni e movimenti. Si tratta di una testimonianza, interconfessionale, interculturale ed interdisciplinare: giovane, appunto, come un seme gettato. Un gesto di buona volontà per il futuro. Ma anche un messaggio di consapevolezza della complessità dello scenario, che richiede punti di vista articolati, al di là di ogni utopia.

Ludwing Wittgenstein e la grande guerra

La prigionia di Ludwig Wittgenstein (1889- 1951) a Cassino – catturato il 3 novembre 1918 e giunto nel campo di internamento di Caira nel gennaio 1919 – è stato lo spunto per ripensare le condizioni dei prigionieri di guerra durante il primo conflitto mondiale, ma soprattutto per rileggere quelle pagine che il filosofo austriaco portava con sé, ancora in forma di bozze e di appunti, nel suo zainetto personale e che sarebbero divenute il testo di un libro famoso in tutto il mondo: il Tractatus logico-philosophicus (pubblicato nel 1921). Nel presente volume storici, germanisti e filosofi non solo ricostruiscono la vita di Wittgenstein durante il periodo della prigionia, ma colgono l’occasione per rivisitare un pensiero complesso, che indaga sul senso, sui limiti e sulle potenzialità del linguaggio e dell’esperienza della guerra in genere.

I Confini mobili della cittadinanza

La ‘cittadinanza’ è istituzione di lunga durata, che affonda le sue radici in concetti del passato quale politeia della Grecia antica o civitas della cultura giuridica romana. L’attuale cittadinanza, ancora fortemente condizionata dalle finalità dello Stato-nazione, si ‘riduce’ a gestire le modalità per l’acquisizione dello status di cittadino assegnato dall’ordinamento giuridico. A seguito delle grandi trasformazioni (‘globalizzazione’; primato della ‘persona’ sul ‘cittadino’; interferenza delle istituzioni sovranazionali su quelle locali), che nell’ultimo mezzo secolo hanno inciso significativamente sulla natura dello Stato-nazione, la cittadinanza ha subìto cambiamenti profondi.

 Alla luce di ciò si pone l’interrogativo: può questo strumento politico-giuridico contribuire a risolvere l’antagonismo cittadini-stranieri in un’ottica inclusiva e non divisiva?

La condanna di una pena

I percorsi verso l'abolizione della pena di morte

L’abolizione della pena di morte è il risultato di un percorso che può assumere caratteristiche molto diverse a seconda dei Paesi. Ripercorrendo la storia dell’abolizionismo a partire dalla metà dell’Ottocento, nel volume si individuano le forme, i limiti e le variabili più rilevanti al fine di classificare i percorsi conclusisi con la condanna della pena di morte da parte dell’ordinamento giuridico. Dall’analisi condotta emerge un quadro nel quale il progressivo diffondersi, in tutti i continenti, dei sistemi che rifiutano la pena capitale si è accompagnato ad alcuni tratti che ricorrono nelle decisioni sull’eliminazione, come la sempre maggiore influenza delle indicazioni in senso abolizionista provenienti da istanze internazionali, la centralità delle determinazioni della politica (e degli organi espressione della democrazia rappresentativa), nonché la correlativa limitatezza (ed eccezionalità) dei casi nei quali la pena di morte è stata eliminata per via giudiziaria. La disamina dei processi abolizionisti presenta un rilievo che non è solo storico-ricostruttivo: si offrono, infatti, alcune chiavi di lettura per cercare di spiegare la persistenza, in taluni Paesi, della pena e per disegnare possibili scenari futuri della sua eradicazione.

La forza di polizia

Uno studio criminologico sulla violenza

La forza di polizia serve a imporre l’osservanza della legge e a contenere la violenza sociale, ma è essa stessa violenza che va contenuta e canalizzata in funzione del progetto di società che s’intende affermare. Soprattutto nelle democrazie contemporanee, l’uso della forza comporta dilemmi etico-politici che, in assenza di una cornice entro cui interpretare i significati del “fare polizia”, appaiono interessare esclusivamente il singolo agente.
In un percorso di ricerca che, a partire dai recenti episodi di police brutality, affronta in modo interdisciplinare i principali nodi teorici che intrecciano l’agire di polizia col tema della violenza, l’Autore propone una lettura della forza di polizia che prende le distanze dalla vulgata delle mele marce (o delle piante malate), per mettere in risalto la semantica del gesto violento che emerge nell’intersezione tra diversi processi di legittimazione dell’azione di polizia.
L’adozione di questa prospettiva d’analisi amplia le possibilità di riforma del comparto sicurezza, tenendo conto, in particolare, di come il sistema culturale, le politiche di polizia e i saperi professionali attraversano le soggettività degli operatori che si trovano a “scegliere” se usare o meno la forza in situazioni contingenti.

Una Nanterre algerina terra di bidonville

Il lavoro di Abelmalek Sayad che qui per la prima volta viene proposto al lettore italiano è una ricostruzione della genesi e dello sviluppo di quella che è stata una delle più estese bidonville francesi. Intorno a Nanterre, città satellite di Parigi e nuova sede universitaria, cresce a partire dalla metà degli anni Cinquanta un insediamento autocostruito di lavoratori algerini.

America Latina Donna Forte e Insorgente

Si tratta di un volume che spariglia le carte, che raccoglie le voci di una storia poco (o non) raccontata, di un protagonismo femminile volontariamente celato. Abya Yala (il nome che le popolazioni indigene danno alla parte di mondo che oggi si conosce come America) esiste e resiste.
Acquistabile su Aut Aut Audizioni

A Beacon of Hope: IIE's First 100 Years of Scholar Rescue

Il volume celebra 100 anni di attività a sostegno di studiosi/e “a rischio”, raccontandone le storie ma anche narrando del sostegno fornito da centinaia di istituzioni. La protezione della libertà accademica è il cuore delle attività della rete SAR-Scholars at Risk, con la cui sezione italiana RUniPace collabora.
Link al volume

Reflections on the post COVID-19 World

Il numero speciale della Rivista Peace Economics, Peace Science and Public Policy.
E’ dedicato all’analisi dell’impatto politico ed economico della pandemia da covid-19 dalla prospettiva degli Studi per la Pace.
Link al fascicolo

Convivere nelle diversità. Percorsi di educazione antirazzista nonviolenta

E il primo volume della serie “Quaderni Didattici” del Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa.

Le educatrici e gli educatori vi troveranno idee e proposte operative per sviluppare nelle giovani generazioni le competenze di cittadinanza globale necessarie per costruire una società più giusta e pacifica, resistente ai pregiudizi, alla disinformazione, all’odio e alle discriminazioni. Il manuale presenta l’esperienza dei laboratori condotti dal CISP negli ultimi dieci anni in più di duecento classi, grazie all’impegno dei volontari e delle volontarie del Servizio Civile Universale. Per ricevere gratuitamente una copia integrale del volume, in formato PDF ad alta risoluzione, è sufficiente compilare questo modulo online