Il disarmo nucleare
Negli arsenali di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord esistono circa 15.000 ordigni atomici
Il paradigma della deterrenza, che è stato finora il pilastro delle politiche degli Stati Nucleari, si fonda sulla minaccia di “distruzione reciproca garantita” (MAD-Mutual Assured Distruction).
La consapevolezza dei rischi derivanti dalle armi atomiche ha generato alcune importanti convenzioni universali:
- Il Trattato di non proliferazione nucleare distingue tra Stati nucleari e Stati non nucleari e prevede l’obbligo per i firmatari di avviare trattative per il disarmo nucleare totale;
- Il Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari vieta test nucleari nell’atmosfera, nello spazio extra-atmosferico e negli spazi sottomarini, consente solo gli esperimenti sotterranei;
- Il Trattato sul divieto di collocamento di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa sui fondi marini e relativo sottosuolo;
- Il Trattato sulla cessazione completa degli esperimenti nucleari: quando entrerà in vigore sancirà la definitiva proibizione di tutti gli esperimenti – anche quelli sotterranei. Tuttavia per farlo dovrà essere ratificato anche dai 44 stati cosiddetti “di soglia”;
- Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari che entrerà in vigore novanta giorni dopo il deposito di 50 ratifiche. A fine luglio 2020 se ne registrano ancora 40 (https://www.icanw.org/signature_and_ratification_status).
Nessuno Stato nucleare ha sottoscritto il Trattato di messa al bando. L’Italia non ha sottoscritto il Trattato, dichiarando di preferire un approccio graduale al disarmo nucleare quale quello previsto dal Trattato di non proliferazione.
L’entrata in vigore del Trattato del 2017 è un passo essenziale in direzione della costruzione della pace e per allontanare la minaccia che le armi nucleari rappresentano per il solo fatto di esistere.